incredibile ma vero..

Latouche a Bari!!

Ecco la locandina, cliccare per ingrandire.

latouche_bari

Published in: on 12 febbraio 2009 at 01:07  Lascia un commento  
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attilio-mondobastardo 1-0

(sottotitolo “ricerche sull’economia del gratis“)

Ieri mi sono preso una delle soddisfazioni che probabilmente sono in pochi a potersele permettere: avere cosi’ tanto tempo libero da.. buttarlo!

squatto, e per soddisfare il mio bisogno di dormire non girano soldi.

riciclo il cibo che i supermercati buttano, nonostante sia ancora buono: e per il mio bisogno di mangiare non circolano soldi.

e se ne ho voglia, lavoro anche gratis!
ho lavorato non-pagato per una fiera del commercio equo:
perche’ non c’e’ bisogno di ricevere soldi per lavorare,
perche’ non c’e’ bisogno di ricevere soldi per avere soddisfazione,
perche’ per altri ho buttato il mio tempo, e invece nell’economia del gratis ho fatto la cosa piu’ normale del mondo: da una parte ti arriva cio’ di cui hai bisogno, dall’altra dai per altri a cui puoi essere utile,
perche’ non e’ detto che deve girare tutto intorno al denaro, che odio odio odio come le catene dell’umanita’.

denaro soldi stipendi paghe costi prezzi comprare vendere commercio lavoro salariato dipendenti padroni capitalisti capitali interessi debiti mutui casa bisogni sofferenza fatica dovere sforzo catene capo chino ingranaggi macchina il sistema odio odio odio quello che siamo diventati!

fiammaWWOOF COUCHSURFING BANCA DEL TEMPO ECONOMIA DEL DONO GRATUITA’ COOPERATIVE SUSSISTENZA!

non si scherza col lavoro. non si scherza con la vita.

RICORDIAMO CHE I BISOGNI SONO BISOGNI E VANNO SODDISFATTI anche se mancano quei dischetti dorati chiamati soldi!! non si da’ un prezzo ai diritti! non si monetarizza l’aria!

VOGLIO UN MONDO SENZA SOLDI!!

Published in: on 23 novembre 2008 at 01:51  Comments (2)  
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I… tanti comandamenti del perfetto consumatore

A volte al supermercato mi sembra di avere piu’ precetti di un ebreo osservante superconvinto!!

Scrivo con ironia, ma e’ davvero cosi’ che dovremmo comportarci per contrastare (o almeno non-contribuire) ad un sistema perverso, che riesce a vendere l’impossibile e l’indecente solo perche’ costa di meno, o perche’ e’ attraente.
L’economia moderna e’ la dimostrazione di come il capitalismo possa produrre danni enormi sulle persone e sull’ambiente e tutto solo per inseguire la legge del profitto.

Se Mose’ fosse ancora vivo, Dio gli avrebbe dato le “Tavole 2.0”, che qui trascrivo:

1. Non comprerai cio’ che contiene pezzi di animali o loro derivati

2. Non comprerai da multinazionali, cio’ che e’ sotto boicottaggio o comunque cio’ che e’ fatto da grosse aziende

3. Non comprerai frutta e verdura fuori stagione, i frutti tropicali o comunque cio’ che viene da troppo lontano

4. Non comprerai OGM, e cercherai di tenerti sul biologico

5. Non comprerai cio’ che e’ confezionato singolarmente, cio’ che ha troppi imballaggi e comunque troppo packaging

6. Non comprerai cio’ che ha conservanti, coloranti, glutammato monosodico e altre cazzate

7. Non comprerai cio’ che e’ fatto da lavoratori malpagati, sfruttati o comunque in pessime condizioni di lavoro

8. Non comprerai cio’ di cui non hai stretto bisogno, o comunque cio’ che fa parecchia pubblicita’

9. Preferirai lo zucchero di canna, il riso e la farina integrali a quelli raffinati. Preferirai la verdura fresca a quella surgelata; l’insalata intera a quella lavata e imbustata; la frutta fresca alla marmellata

10. Non comprerai cio’ che e’ fatto con processi produttivi spreconi e inquinanti

stupidopilo e le elezioni

Arrivò il tempo delle elezioni e Stupidòpilo si trovò a dover scegliere quale candidato votare. Nonostante morisse dalla voglia di andare all’Auchan a contribuire alla spirale dell’economia, tuttavia decidette di sedersi davanti alla tv e da buon cittadino scegliere chi avrebbe contribuito di più a far crescere i fatturati di questo paese.

Per primo parlò un omino. Prometteva la privatizzazione di beni e servizi, come l’acqua ad esempio. E Stupidòpilo rifletteva: dare un prezzo all’acqua?! Mi sembra un’assurdità inconcepibile!
Ma poi pensò: così facendo, qualcuno potrà venderla, guadagnarci, fatturare, sono soldi, mercato, crescita, PIL!! i suoi occhi brillarono di commozione..
Introducendo il denaro magari i prezzi dell’acqua sarebbero aumentati, e qualcuno non avrebbe potuto permettersela, ma il mercato era avvantaggiato e Stupidòpilo se ne rallegrava.

Poi parlò l’omino delle grandi opere. Disse che erano cose importanti per stare al passo coi tempi, che incrementavano i trasporti e il commercio.
Per un attimo Stupidòpilo si chiese come queste cose potessero giovare alla sua vita quotidiana, se alla fine gli sarebbe entrato in tasca qualcosa o avrebbe ricevuto dall’affare solo più inquinamento e più rumore..
Ci pensò solo per un attimo, poi il potere ipnotico delle parole “commercio” e “sviluppo” lo fece immediatamente desistere da queste idee da disfattista e sovversivo.
A dir la verità un po’ si chiese se avesse senso un fiume di soldi per la mafia, e se servisse costruire un ponte in un’area dove la Salerno-Reggio Calabria è in costruzione da trent’anni; gli venne qualche dubbio, ma il politico dalla tv ripeteva di nuovo e a voce più alta che l’opera era importante per la crescita e questo bastò a fugare ogni dubbio, perchè finchè c’è crescita c’è speranza.

Apparve un omino a parlare di equità sociale. Diceva che non ha senso produrre se la ricchezza non arriva a tutti. Proponeva alte tasse per i ricchi e servizi sociali gratuiti per tutti.
Stiamo scherzando?! Questa cosa Stupidòpilo proprio non la concepiva!! Chissenefrega a chi va la ricchezza, l’importante è che il PIL cresca!!
Forse ci saranno i super-ricchi che andranno nelle cliniche private e manderanno i figli nelle scuole private, saranno protetti da polizia privata e avranno la loro personalissima assicurazione-che-copre-tutto; e dall’altra parte i poveracci precari sfruttati e malpagati, senza accesso agli ospedali, con i figli nelle scuole peggiori.. insomma un po’ come funziona negli USA.. ma guarda che PIL!! puoi comprare e vendere di tutto e ci sono milioni di poveri.. sono la superpotenza mondiale e gli ospedali ti sbattono la porta in faccia se non sei assicurato.

Ascoltò un po’ tutti i comizi e alla fine si sentiva un po’ confuso. Tuttavia si rallegrò che tutti i politici avessero a cuore il tema della “crescita”: ciò gli toglieva l’imbarazzo della scelta e si sentiva leggero.
Sembrava che ogni colore politico affogasse nell’utopia della crescita ogni ideologia e disputa: quando si cresce si sta bene tutti.
“Per fortuna che – almeno in questo paese – non devo temere quei pazzi della decrescita!! Per  fortuna quelli lì non hanno rappresentanza tra questi partiti!!”

Proprio mentre pensava queste parole, lo spirito della madre terra si impossessò del televisore e parlò:
“Bestia! Mi sono rotta i coglioni di sopportare quello che mi state facendo! Tagliate i miei fratelli alberi e mi immerdate di rifiuti!!
Ho disposto altri 30 anni di petrolio, poi non avrete più energia!
Smaniate per la crescita ma state impazzendo tutti, e quando smetterò di rifornirvi di rame e ferro,  quando non saprete come trasportarvi, come concimare, come arare, allora col cazzo che parlerete di crescita!”

Stupidòpilo ascoltava la scatoletta posseduta ed era esterrefatto. Non aveva parole.

Il racconto che avete appena letto appartiene alla “Saga di Stupidòpilo

In rete ho trovato un ottimo filmato che si chiama La storia delle cose. Parla di come funziona il sistema, cos’è il consumismo, l’impatto delle cose che acquistiamo, i rifiuti..
Lo trovate qui, e questo è il link diretto: download.

Sobrietà

sobrietàCiao a tutti e a tutte!

Sto leggendo un libro fantastico! Sobrietà, di Gesualdi (sì, lo stesso della Guida al consumo critico)
A confronto No logo di Naomi Klein gli fa un baffo..

Peccato soltanto che abbia un titolo così.. sobrio! Il guaio è che suona male, ma il libro in sè è potentissimo. Come sintesi, ampiezza e vigore degli argomenti è paragonabile al Manifesto del partito comunista di Marx ed Hengels.
Consumismo, ricchezza, spreco, divario Nord-Sud, problemi ambientali, problemi sociali delle nostre città atomistiche, proposte alternative, distretti solidali, economia partecipata, banche del tempo, comitati di quartiere.. questi ed altri sono i temi trattati nel libro.
Racconta davvero di un “nuovo modello di sviluppo”. Propone alternative, iniziative..

Mi piace soprattutto perchè mentre lo leggo mi ispira, mi fa pensare, mi fa immaginare a cosa si potrebbe fare per..
Dà idee, spunti, racconta fatti e problemi. E poi mette dentro davvero tante cose!

L’ho quasi finito.. a chi lo passo dopo? E’ da un po’ di tempo che ho deciso che non voglio conservare i libri che leggo: non mi è mai capitato di rileggere un libro.
Da ora in poi preferisco passarli, per farli leggere, perchè è meglio che le idee cìrcolino. Chi lo riceve può o tenerselo o darlo a sua volta a qualcun altro..
allora, chi lo vuole?

Published in: on 11 febbraio 2008 at 19:27  Comments (5)  
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il potere e il cambiamento

punto 3: non sarebbe giusto [imporre il cambiamento], perchè?

vede giusto ale: non vogliamo un fascismo verde. su certe cose l’imposizione la vedo di buon occhio, ad esempio obbligare le industrie a depurare i propri scarichi ed evitare di utilizzare certe sostanze pericolose.
però mi rendo conto che quando si parla di altri comportamenti (veganismo, consumo locale, no prodotti esotici, abitare più in campagna che in città, uso/non uso dei farmaci, ecc..) le decisioni giuste sarebbero largamente impopolari e sarebbe ingiusto imporle. meglio lasciare che la gente si convinca piano piano e decida da sè di cambiare. va benissimo una supertassa sui SUV, ma ve l’immaginate il proibizionismo sulla carne?

erica: “Pensa se tutti coloro che hanno le tue idee tentassero…” i coloro con le mie idee sono tantissimi.. migliaia e migliaia.. io li scopro piano piano e ho l’impressione che il movimento stia crescendo..
il guaio è che non siamo i soli a disputarci il terreno delle azioni.. ci sono anche altri poteri, e ben più forti! e questi altri poteri usano tutti i mezzi a loro disposizione per tirare acqua al proprio mulino.
chi ci va in tv? che messaggi vengono lanciati? che pubblicità vanno in onda? che notizie sui telegiornali? e sui giornali? quali valori nei film “che vedono tutti”? quali valori per gli adolescenti? e per i giovani? per le famiglie? quali modi di ragionare? che valutazione delle alternative?

le persone giuste ci sono e sono tante, ma il potere è altrove, e il potere fa di tutto per mantenersi ai vertici, tirando su le persone che convengono.
non dobbiamo pensare al potere come alla classe dei politici o lo stato.. quella è solo una parte del potere (quella più buona se vogliamo, perchè abbiamo un certo potere di voto e cmq si dice che debba servire gli interessi della collettività). il resto è costituito dai media, soprattutto dalle grandi aziende (multinazionali dell’agricoltura e dell’industria), dalle banche e società finanziarie, dalla chiesa, e altri poteri minori..
questi centri hanno le redini del sistema. sono in numero ristrettissimo e assolutamente non democratici. loro hanno davvero le redini e noi siamo i lillipuziani.

la strategia è fare rete e battere il gigante. non possiamo pensare di farci eleggere, perchè anche lo stato è un microbo nelle mani dei poteri maggiori. maggioranze parlamentari tirate a destra e a sinistra.. che si strappano per quanto forte tiri..

proviamo un altro modo di considerare le stesse cose. vi pongo qualche domanda: nella nostra vita recente “cosciente” (diciamo dai 17 anni in poi) abbiamo visto l’alternarsi di diversi “capi”: berlusconi, prodi, fitto, vendola, di cagno abbrescia, emiliano.. come sono cambiate le nostre vite? e quelle dei nostri genitori-familiari-amici?
la mia risposta: non molto. ecco, questo è quello che può fare la politica.
la nostra vita quotidiana dipende da 8mila fattori: il nostro umore, gli affetti che ci circondano, i problemi che abbiamo, l’ambiente in cui viviamo, i nostri sogni, le nostre relazioni, ecc..

i gruppi politici che si sono alternati negli anni hanno condizionato un po’ le nostre giornate, ma tutto sommato l’azione politica rimane superficiale, mentre la nostra vita quotidiana dipende da ben altro.
berlusconi ha fatto porcate (le leggi-vergogna) ma la mia vita non è peggiorata di molto.. prodi ha fatto un po’ di cose buone (v. conti pubblici, incentivi sul fotovoltaico, ecc..) ma tutto sommato le nostre vite non sono cambiate di molto. credo che entrambi si sono impegnati molto per modificare le cose nella propria direzione, eppure..

quello che voglio dire è che cambiare il mondo non passa dalla via pubblica-politica-partitica. non ne ha la forza! non è questione di forza! non c’entra nulla! non ce la può fare!

quello che possiamo fare è creare direttamente cambiamento reale. vedere subito una piccola realizzazione delle nostre idee. prendere e fare, in piccolo, ma ragionando in grande.
c’è chi dice che la nostra migliore “arma” è l’evidenza della migliore qualità della vita.

poi, sempre per rispondere ad ale, sul COME si fa. nessuno ce l’ha ben chiaro. fino a qualche tempo fa pensavo “a macchia d’olio”, cioè iniziamo noi e gli altri ci seguiranno, poi mi sono accorto che gli ecovillaggi esistono già da trent’anni e tutto sommato non è che hanno fatto il colpo. e poi anche in un mondo in cui una buona fetta di popolazione vive in maniera “alternativa” comunque chi vuole può fare porcate, e mi riferisco ai trattati di “libero” commercio con in paesi del sud del mondo, alla tirannia del debito estero, alla privatizzazione dell’acqua, alla gestione cattiva dei rifiuti, all’abbattimento delle foreste, alla contaminazione con OGM, all’uso di sostanze chimiche inquinanti, ecc.. quindi la soluzione non è aspettare che il mondo diventi al 100% come “noi”, cosa che potremmo non vedere neanche tra due milioni di anni..
occorre agire anche prima: boicottaggi, azioni, lobby e pressioni, campagne di informazione, ogni mezzo possibile e immaginabile!

e non solo verso la campagna: anche e soprattutto in città si può agire per creare un ambiente più favorevole alla vita [felice] umana: banche del tempo, centrali del dai e prendi, comitati di quartiere, doposcuola per i bambini, gruppi di acquisto solidale (GAS), servizi collettivi, ecc..

tutti questi modi insieme!

e poi c’è chomsky che dice che la realtà si impara man mano che si cerca di modificarla.. magari ci sono altre strategie che non vediamo ancora e che impareremo man mano che andiamo avanti. magari ci sono vicoli nascosti che vedremo più in là, o che “non so se funziona, però ci provo..”

oggi pome sono ottimista..

PS: a proposito di proibizionismo della carne, anche repubblica, notoriamente faziosa, sovversiva e violenta, oltre che estrema e impensabile, scrive: “La bistecca fa male alla terra
PPS: mi sono accorto ora che l’articolo è tratto dal new york times.. dai ragazzi, ormai è sulla bocca di tutti.. diventate vegani!

Published in: on 1 febbraio 2008 at 17:56  Comments (1)  
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tata nano: le scelte che fottono il mondo

per chi se lo fosse perso la notizia del giorno è che la tata (casa automobilistica indiana) ha lanciato un’auto low cost di nome nano, e la cosa sorprendente è che costa solo 1700 euro.
i telegiornali e i media la presentano come l’auto del popolo versione indiana.
(ecco un po’ di links: 123)

le auto vanno a benzina, il petrolio è in via di esaurimento, il prezzo è aumentato, se cina e india corrono sui livelli di “sviluppo” attuali sono destinate a far crescere la domanda di risorse naturali. fino a qui ho solo ricollegato i fatti. ma guardando il quadro nell’insieme si vede l’incoerenza, il problema ecologico, ma anche economico-sociale visto che l’insostenibilità è una minaccia anche per l’industria.
che significa? che dobbiamo egoisticamente ricacciare l’india nella sua povertà e desiderare il contrario di questo sviluppo? assolutamente no! lasciatemi spiegare..

avete presente le immagini del boom economico italiano degli anni 60? tutti gli italiani contenti di scorrazzare per le strade con la mia-Propria! fiat 500? l’auto per tutti, i consumi di massa, l’auto del popolo (volkswagen significa proprio questo)
una ristretta cerchia di persone ha deciso 50 anni fa che in italia ognuno dovesse avere un’auto propria, che questo fosse lo standard desiderabile, che questo fosse il modo in cui gli italiani (ma anche europei ed americani) dovevano muoversi.

la situazione attuale è frutto di scelte ben precise, di piani industriali. c’è stata gente (ford, agnelli) che ha voluto che andasse così. la gente ha abboccato e i risultati si vedono: in europa ci sono milioni di automobili che consumano, sporcano, puzzano. ciascuna è bella, rappresenta uno status symbol, o un oggetto di piacere per chi la possiede, ma nel complesso ciò ha reso le città invivibili e i consumi di petrolio altissimi.

un’auto è solo un oggetto che risponde ad un bisogno: quello della mobilità. ma allo stesso bisogno si può rispondere in tanti modi diversi, di cui il migliore è quello dei mezzi pubblici. ci sono paesi poveri, in cui l’auto non è tanto diffusa, in cui i mezzi pubblici sono efficientissimi. e poi ci sono anche le bici..
se in italia c’è il più alto tasso *del mondo* di auto per 1000 abitanti lo si deve anche a queste scelte. se tutti i marciapiedi sono costeggiati da fiumi di autovetture parcheggiate lo si deve a scelte. se ci sono gli ingorghi, la benzina costa tanto e tutto il sistema di trasporti deve fare i conti con l’esaurimento del suo carburante indispensabile, beh, in tutto questo hanno grande responsabilità le scelte prese prima.

alla luce di tutto ciò bisogna valutare il lancio della nuova auto di massa degli indiani. anche questa è una scelta: dare a tutti gli indiani un’auto. una scelta scriteriata che porta a conseguenze simili a quelle occidentali, con la piccola differenza che gli indiani sono 5 volte l’europa e che oltre agli indiani ci sono *anche* gli europei, i cinesi, gli americani e magari anche tutte le altre genti che reclamano equità..

la soluzione è nei mezzi pubblici. senza dubbio alcuno. ancor meglio sarebbe la decrescita, ma quella i governi ancora non la conoscono, o non la capiscono, mentre bene o male anche berlusconi sa cosa sia un autobus di linea.. cosa significa? che anche in questo caso la soluzione *è* tra le tecniche tradizionali ben conosciute, ma si vuole seguire un’altra strada, perchè si crede in una falsa idea di progresso e sviluppo.. che progresso e sviluppo non è!!

cosa c’è dietro queste scelte? assolutamente e in definitiva la legge del profitto, il desiderio di utili, di far soldi: perchè la nano verrà venduta eccome! (se la tata ha fatto bene i conti.. in genere non lanciano un’auto se non credono di venderla)
il problema è che “il capitalismo insegue il profitto di domani, non pianifica il futuro” (chomsky): la tata riuscirà anche a vendere l’auto per 10-20 anni, come hanno fatto la fiat e volkswagen da noi.. farà i suoi quattrini, ma non si cura di ciò che va a creare, dei problemi che va ad accrescere!
il sistema, così com’è oggi, si poggia sul conseguimento dell’utile a breve tempo, anche a discapito di ambiente, lavoratori, traffico.. così facendo il sistema risulta incredibilmente cieco e ottuso, incapace di guardare al di là dei soldi che riesce a realizzare.

non c’è futuro se non si abbandona la regola del profitto, e questo sia i governi, sia i cittadini, lo devono capire.

Published in: on 10 gennaio 2008 at 21:19  Lascia un commento  
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vivere senza soldi

ciao a tutti e a tutte!

avant’ieri mi sono fatto prendere da un raptus consumista e ho fatto strage di libri! beh, strage relativa, visto che comunque viaggio con lo zainone e vorrei cercare di limitare il carico.

attualmente sotto mano:

* parliamone insieme, raccolta di lettere alla redazione di un giornale femminista italiano (ne parlo qui)
* vita liquida, di zygmunt bauman
* sobrietà, di francuccio gesualdi (centro nuovo modello di sviluppo)
* sorvegliare e punire, di michel foucault
* vivere senza soldi, di heidemarie schwermer

e per fortuna non ho voluto prendere anche La fabbrica del consenso di noam chomsky, e non ho trovato Ecce homo e L’anticristo di friedrich nietzsche e Omaggio alla catalogna di george orwell!

* vivere senza soldi *

stamattina mi sono fiondato a leggere Vivere senza soldi, di cui volevo raccontarvi un po’. in poche parole l’autrice, una tedesca, tredici anni fa ha fondato una “centrale del dai e prendi”, cioè più o meno una banca del tempo + mercatino dell’usato, solo che tutti gli scambi (di lavoro o di oggetti) avvengono senza denaro!
dopo due anni ha venduto mobili, disdetto l’assicurazione sanitaria, ecc.. e da allora non maneggia soldi.. incredibile!
inutile dire quanto si dichiari entusiasta in termini di qualità della vita!

per ora sono solo all’inizio e quando leggi ti sembra di poter toccare l’autrice.. all’inizio parla della sua infanzia, della fuga dalla prussia orientale (lei è nata nel 1942), gli studi, gli alti e bassi, i viaggi.. il tutto ovviamente in prima persona, e con una prosa così schietta e semplice ma allo stesso tempo vera e vissuta che fa commuovere. in più punti.

la casa editrice è aam terranuova, che sta pubblicando uno dopo l’altro degli splendidi libri per uno stile di vita sostenibile: permacoltura, bioedilizia, alimentazione sana.. un gran lavoro davvero!

cenere e fiori

ovvero

Come il fallimento del sistema “capitalista” porta alla formazione di nuovi principi-guida

(un altro di quei post che può indurre sonnolenza)

voglio riassumere i principali princìpi a cui si dovrebbe ispirare il mondo degli ecovillaggi, delle comuni agricole e dei neorurali.
quello in crisi è il sistema capitalista, ma potremmo anche chiamarlo: cittadino, liberista, grigio, borghese, consumista, perbenista.
non sono in crisi i “ricchi”.. loro se la spassano. quelli che stanno male sono le persone e l’ambiente. insomma il sistema capitalista ha deluso le speranze dell’umanità e rappresenta una seria minaccia per la sopravvivenza del pianeta.
non mi va di parlare di crisi, tutti hanno qualcosa di cui lamentarsi. preferisco parlare di alternative. eccone le basi:

anarchia. ma se avete problemi con le parole possiamo chiamarla panarchia, o meglio assenza di un governo centrale così come lo conosciamo oggi (democrazia rappresentativa), autogestione, decentralizzazione.
nessun pensatore illuminista ha mai teorizzato la democrazia elettiva e questo sgorbio è un incidente di percorso sulla marcia umana verso la libertà.
i risultati si vedono: in italia sì è creata una casta lontana dalla vita quotidiana della gente. sanno che anche se perdono devono solo aspettare qualche anno per tornare al potere.
un altro difetto è che si votano le persone e non le proposte, quindi se non trovo un partito che mi rispecchia in campo economico, di diritti civili, ecc.. non sono realmente rappresentato. inoltre la lotteria avviene una volta ogni 5 anni, poi si delegano le decisioni e si torna a casa sperando che l’italia vinca i mondiali.
ancora peggiore è la situazione negli stati uniti, dove la gente può scegliere tra due partiti che differiscono nelle sfumature.

la guerra in iraq ha messo in evidenza come i governi possano procedere in azioni belliche (ricordiamo che la guerra è una delle cose più brutte che ci siano) anche contrariamente alla volontà di milioni di persone schierate contro, oltre che quel pezzetto di carta chiamato costituzione

il problema è che i cittadini non hanno la possibilità di autogoverno. troppo potere in troppe poche mani.
chi manderebbe i propri parenti in iraq, se potesse sceglierlo? chi farebbe la guerra se dovesse spendere per farla?

la soluzione è la democrazia diretta. consultazione referendaria su rari casi di interesse nazionale. per la normale amministrazione e la gestione dei servizi: assemblee di quartiere, di città, regionali. si può ammettere la delega, ma può essere ritirata in qualsiasi momento, e in ogni caso il rappresentante che va a parlare all’assemblea regionale deve sottostare al mandato e alle decisioni del comitato cittadino che l’ha nominato.

nel livello micro tutto ciò si traduce nell’assenza di cariche elettive o stabili. ogni comunità prende le decisioni per consenso, tutti partecipano all’assemblea alla pari e ognuno ha il diritto di veto e di espressione.

come si vede l’anarchia non è caos o assenza di regole, anzi è fortissima organizzazione. solo che anzichè delegare, ogni cittadino prende parte alle decisioni (panarchia).

autoproduzione, autoconsumo. ciò ha essenzialmente tre ragioni. il primo è legato alla possibilità di controllare la qualità del cibo, possibilmente biologico. chi, dovendo mangiare il proprio cibo, lo appesterà con prodotti chimici e OGM? quello lo fanno ora le grandi aziende, incuranti della salute della gente. quello che conta nel sistema capitalista è il mio profitto, il resto sono esternalità.

la seconda ragione è la limitazione degli spostamenti della merce. limitare i trasporti e gli sprechi di carburante. non certo per spirito ascetico, bensì per necessità. i combustibili fossili sono in via di esaurimento, ma il fantastico sistema capitalista fa giungere le mele dalla nuova zelanda, i jeans dalla cina e le auto dal giappone perchè tanto c’è qualcuno che se le compra. è vero, costano meno, ma non è detto che i lavoratori siano felici lì. e di certo non lo sono qui da noi quando perdono il posto.

la terza ragione, già accennata, è il cercare di favorire i piccoli produttori, la piccole aziende e artigiani.
consumare locale serve a tenere “in casa” i capitali, affidandoli ai piccoli contadini, alle aziende locali piuttosto che alle multinazionali dai profitti miliardari i cui tre hobbies principali sono 1. fottere i consumatori col marketing 2. fottere i lavoratori e le loro organizzazioni sindacali 3. lucrarci nel mezzo

l’autoproduzione assoluta (v. autarchia) è probabilmente impossibile da raggiungere. ma è comunque una meta verso cui dobbiamo tendere, rispetto allo stato attuale dei flussi di merce.
ogni oggetto bisogna cercare di comprarlo dal posto più vicino, e solo quando non lo si trova, ricorrere altrove.
per quanto riguarda il cibo non possiamo pensare di consumare frutta fuori stagione o tropicale.

vita rurale. evitare le città ed il loro impatto ecologico ed economico.
la città succhia una quantità enorme di energia: tutti i manufatti e le merci devono esservi trasportate e provengono da lontano. la città non è autosufficiente in campo alimentare, non può fare compostaggio, deve portare altrove i suoi rifiuti.
inoltre è lo stile di vita cittadino intrinsecamente inquinante: è fatto di negozi, di supermercati, di packaging, imballaggi, confezioni usa e getta, trasporti che ogni giorno bruciano tonnellate di una risorsa non rinnovabile come il petrolio.

quando uno vive in campagna tutto ciò non accade. in campagna: fai orari diversi e non ci sono luci accese tutta la notte (corrente elettrica); non ci sono ascensori, metropolitane, automobili o autobus; i contenitori vengono riutilizzati e non si buttano quasi mai; la maggior parte delle cose di cui hai bisogno viene da vicino (cibo); gli scarti sono essenzialmente di natura biologica e puoi compostarli in giardino. in campagna è più facile consumare meno.

c’è anche da dire che la vita cittadina è indissolubilmente legata alla circolazione di denaro e al commercio. e ovunque c’è lavoro salariato e commercio c’è anche concentrazione progressiva di capitale (oltre che squilibri sociali dati dalla legge del profitto)

convivialità. coltivare i rapporti umani, la vita comunitaria. è la base della società, il fatto che le persone si parlino tra di loro. convivialità è questo al cubo.
la vita moderna è improntata all’atomismo, alla disgregazione del tessuto sociale, alle villette a schiera da sogno stile suburbo americano, tutte uguali, tutte col garagino, la macchinina, il giardinino e la staccionata bianca da dipingere la domenica, poi ti chiudi in casa e non sai neanche chi abita accanto, o qual era il suo sogno da bambino.
individualismo, il Proprio curriculum, la Propria carriera, i Propri acquisti.. io-da-solo-nel-mondo.

e invece in una comunità si può trovare gioia, divertimento, conforto, affetto.. cose preziosissime e sempre più rare.

ci sono due modi di divertirsi: la pleistescion e Serge che suona la fisarmonica; due modi di passare il tempo: fare una passeggiata con un’amica o guardare la tv; altri due modi di passare il tempo: fare l’amore o dare denaro in cambio di cose che non è che ne avevamo proprio bisogno ma le mettono anche gli altri (=fare shopping); due modi di consolarsi: affogare tutto nella nutella o farsi abbracciare.
non è nelle cose che costano che troviamo la nostra felicità, anzi, molto spesso è proprio il sistema consumista che ci ha offerto una risposta posticcia per bisogni umani che eravamo già in grado di soddisfare in maniera molto più genuina.

libertà, dei costumi, degli stili di vita.
il perbenismo borghese impone i suoi valori e guarda male chi non vi si omologa. il lavoro, il profitto, la carriera, il successo, il denaro, la famiglia, i consumi.. sono i feticci dei nostri tempi.

libertà è quando ognuno si sente a proprio agio e viene accettato così com’è.
non più emarginazione, ma piena dignità per: chi è omosessuale, chi ha i capelli ingarbugliati, chi non si veste bene, chi vuole vivere da solo, chi fa scelte etiche a tavola, chi la pensa in qualsiasi maniera, chi non ci sta tanto bene con la testa, chi vuole solo viaggiare, chi va a letto e non sta insieme, chi prende le droghe, chi non usa le scarpe, chi ama la natura e le parla, chi esplora, chi sperimenta, eccetera eccetera..

lavoro: non-divisione tra lavoratori manuali e intellettuali, rotazione delle mansioni, non più il feticcio della carriera.
anche gandhi sosteneva che ad ogni essere umano spetta di dedicarsi sia al lavoro manuale sia a quello intellettuale. non possiamo avere operai e contadini ignoranti e intellettuali che lavorano solo col pensiero e con la parola atrofizzando i muscoli del corpo. è una necessità fisica oltre che sociale.

la rotazione è importante per non creare gerarchie di persone indispensabili e persone di serie B.

non dipendenza dal resto del mondo. contrario alla specializzazione del lavoro. i saperi tradizionali artigianali sono da recuperare e ognuno dovrebbe padroneggiarli.
non dipendere da una determinata tecnologia, da un certo prodotto che fanno altri, imparare la falegnameria, la carpenteria, tecniche di muratura, agricoltura, panificazione, rimedi naturali..

quante più tecniche si padroneggiano tanto meno si è schiavi dello scambio con l’esterno e tanto meglio si riesce ad auto-rispondere ai bisogni della propria comunità.

non intendo limitare i contatti con l’esterno (che palle!) bensì eliminare la schiavitù della necessità. non aver bisogno di un tecnico esterno significa anche non aver bisogno di denaro per pagarlo, cioè uscire un po’ più da una delle peggiori invenzioni dell’umanità.
gli scambi non monetari e le offerte di aiuti tra le comunità sono tutt’altra cosa e non vanno evitate, anzi sono ottime per incrementare la forza della rete.

partecipazione vs ortodossia. affidare l’interpretazione a pochi “tecnici” (politici, studiosi..) è pericoloso. si tratta di fatti sociali e l’analisi è sempre di parte. gli interessi in gioco influenzano l’oggettività dell’interpretazione -direi- almeno su tre livelli: storture involontarie in buona fede, corruzione volontaria, imposizione coatta delle scelte.

i casi degli inceneritori, treni ad alta velocità, discariche, centrali nucleari, partecipazione a guerre, fino ad arrivare agli scontri nell’arena politico-televisiva e alle sviste dei sociologi sono tutti esempi di quanto sia problematico prendere decisioni “in nome della scienza”.

meglio procedere per via partecipativa, cioè tramite incontri delle parti sociali interessate. (mai sentito parlare di post-normal science?)
da notare anche che l’utilizzo del metodo partecipativo favorisce l’applicazione delle decisioni. mi sembra molto sensato che la gente finisca per mettere in pratica quello che ha potuto decidere.

la realtà è intrinsecamente plurale: non sempre è necessario o possibile stabilire l’unica verità scientifica-assoluta. spesso è meglio accettare la pluralità dei punti di vista.

decrescita vs crescita. è l’unica vera soluzione ai problemi ambientali.
dobbiamo smettere di illuderci che la nostra qualità della vita sia accresciuta dalla quantità di oggetti di cui disponiamo: cambiare l’auto ogni quattro anni, avere cellulari strafighi, tv al plasma, il computer da cui stai leggendo, fare un weekend a londra, una settimana in brasile sono tra le attività più costose in termini ecologici che esistono, ma non migliorano di molto la qualità della nostra vita. in più, poichè compromettono la salute del pianeta, rischiano di farci stare ancora peggio tra 10 20 o 30 anni..

viceversa, un vero incremento della qualità della vita è dato: non dalla produzione industriale, bensì dalla presenza dei servizi sociali; non dal possesso di beni materiali, ma dalla vicinanza umana e dai momenti felici; e così via..

la decrescita non sono gli ambientalisti a chiederla, ma il pianeta! amo ripetere che la differenza tra gli ambientalisti e i “consumisti” è che i primi hanno gli occhi più o meno aperti e gli altri no, ma stanno entrambi andando a sbattere contro lo stesso muro. i primi cercano di avvisare il resto e tirare il freno, i secondi non gli credono: pensano siano fanatici, eppure il muro è lì ad aspettarli. e tra non molto ce ne renderemo tutti conto, la natura presenterà la bolletta.

lo sciopero dei trasportatori avrebbe dovuto essere interpretato come l’errore commesso dall’umanità di aver scelto di dipendere dal petrolio (in esaurimento) per far funzionare i trasporti. ridurre le accise è una pezza temporanea; trasportare di meno è più efficace.
il petrolio a 100dollari al barile è un altro indicatore del trend, e dovrebbe farci capire cosa ci aspetta se non limitiamo i consumi. il sistema di auto a idrogeno, e produzione di idrogeno con solare ed eolico è senz’altro meglio della tecnologia attuale, ma non fa i conti con l’esaurimento delle risorse naturali che comunque ci vogliono per produrre auto ad idrogeno, pannelli e eliche.
anche la crisi dei rifiuti a napoli può essere tamponata con l’apertura di nuove discariche, la raccolta differenziata, o l’utilizzo di inceneritori (burlescamente chiamati termovalorizzatori) ma ciò non risolve realmente il problema. oltretutto gli inceneritori provocano un’aumento del tasso di tumori nei chilometri circostanti. così, per poter comprare più cose superflue finiamo per beccarci anche i tumori.

non possiamo pensare di lasciare intatto il corrente sistema consumistico: produce cose superflue e mina le basi della sua stessa sopravvivenza. dice chomsky che il capitalismo insegue il profitto di domani. se guardasse anche al profitto di dopodomani dovrebbe rivedere radicalmente le proprie scelte.
non sono contro il progresso, anzi, voglio salvare l’economia: ricordiamo che l’economia esiste finchè esiste l’uomo, e l’umanità si poggia sulla natura. se l’economia fotte la natura.. non esiste più l’economia!

voluttà edonistica. no stress, vita a misura d’uomo. gioia di vivere.

è connotativamente infelice parlare di stile di vita sobrio. nonostante gesualdi usi questa parola e lo fa correttamente, tuttavia la gente immagina che vivere in campagna sia una rinuncia. crede che noi vogliamo il medio evo, la miseria. lo stesso dicasi per la parola decrescita. invece vivere in campagna è bello, è sano ed è meglio!

è la vita moderna che produce stress, la gente poi si ammala, le allergie dilagano, aumentano l’ansia, l’asma..
la vita di città è fatta di brutture: asfalto, cemento, traffico.. gente che corre qua e là, sconosciuti incazzati, indifferenza, emarginazione, problemi sociali..
la città è brutta anche nei rumori: traffico, motori a scoppio, clacson, suoni metallici.. e poi la puzza!

chi vuole davvero bene a se stesso sceglie la campagna! sceglie di soddisfare i propri bisogni in maniera semplice, e poi godersi il tempo libero! sceglie di rilassarsi, e avere poco. sceglie che godere dell’impagabile dono che la natura ci fa dei profumi quotidiani vale di più di un telefonino.
sceglie che alzarsi la mattina e vedere i boschi è più vitale che vedere blocchi di grigio cemento armato.
sceglie che scorgere un giorno un fiorellino lungo il sentiero vale la pena di non avere l’auto.

ci sono piaceri che non si possono paragonare, e due settimane fa ho scelto di aprire questo blog anche per raccontarli.
essere chiusi in una cucina, ma nonostante questo sentire, o immaginare, che lì fuori c’è un orto che respira, migliaia di minuscoli insettini che saltellano tra l’erbetta, e nel bosco, pensare che qualcosa marcisce ma si trasforma in altro, che qualcuno muore ma viene mangiato da qualcos’altro, e tutta la vita gorgoglia trasformandosi in colori, piante, insetti, profumi, cortecce, alberi, ombra, clorofilla, uccelli che cinguettano, frutti dolcissimi, polline, api, bambini, persone, musica..

allora? già fatte le valigie?

stupidopilo va a puttane

Stupidopilo era solito andare a puttane. “perchè far sesso gratis quando possiamo far crescere il PIL?” si diceva lui ed era contento di sborsare denaro per il bene della nazione.

Un giorno poi scoprì che in realtà queste attività non proprio legali non vengono conteggiate nei libroni del ministero delle finanze, e si disperò, perchè non aveva contribuito abbastanza al bene comune. Quanto seme gettato!

Fu così che decise di non fare più sesso, per poter concentrare tutto il suo denaro ed energie verso attività che facessero incrementare il prodotto interno lordo.

Il giorno dopo, con fervente zelo e profonda autostima pedinò e assassinò quel tale (v. “un sabato mattina“) che aveva comprato una maglietta usata.

Poi minacciò con parole inenarrabili una vecchina che stava mandando in malora l’economia autoproducendosi una crostata di mele. “vergogna! non solo non la compri al supermercato la crostata, ma hai anche il coraggio di prendertele dall’albero di casa le mele! guarda me: io le faccio arrivare dalla nuova zelanda!! tsk – aggiunse tra sè e sè – è colpa di gentaccia così se c’è la crisi!”
La vecchina, superato l’arresto cardiaco, continuò a fare la crostatina e ribattè: “ma perchè, la mia non è meglio? profuma di più ed è pure senza conservanti!”

Ma Stupidopilo non si perdette d’animo, superò la fontana, comprò un po’ d’acqua imbottigliata e tornò a casa per pensare alla prossima mossa geniale.

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La saga di Stupidòpilo

Published in: on 8 gennaio 2008 at 00:17  Lascia un commento  
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