La formica da vecchia
Un giorno la formica invecchio’. Si risveglio’ all’improvviso che aveva sessant’anni, e nell’intimo delle sue lenzuola fece una riflessione.
guardo’ al tempo passato e si dispiacque di non aver fatto nulla che lavorare. la sua unica vita a questo mondo, passata ad accumulare e accumulare e accumulare.
insomma spostare oggetti, averne sempre di piu’.. ora poteva darli ai suoi formichini.. ma cio’ non toglieva il senso di inutilita’ della propria vita.
e poi i formichini cosa avrebbero dovuto farne di tutti questi beni?
si’, avrebbero avuto una vita piu’ agiata.. ma che farne se questa era stata svuotata? che senso aveva tutto cio’? avrebbero dovuto anche loro accumulare per trasmettere ai figli? solo questo? tutto qui la vita? una rincorsa continua?
La formichina vuole fare volontariato
Una formichina ando’ un giorno a fare volontariato. Ando’ ad accarezzare i piccoli afidi negri che le facevano tanta tenerezza e che aveva visto un giorno in tv. Porto’ loro anche un po’ di succo dolce.
Ora, dovete sapere che -anche nella realta’- gli afidi producono un succo dolce, detto “melata”. Le formiche “allevano” gli afidi e prelevano la melata. Leggi cosa dice Marco a proposito!
Mentre la formichina donava con grande soddisfazione agli afidini un po’ del succo dolce che loro stessi producevano, un afide un po’ piu’ irriverente degli altri si alzo’ e disse:
“cara formichina, grazie per quello che stai facendo, vedo che il tuo cuore e’ puro.
ma per favore di’ a quella gran baldracca della regina che e’ tutta colpa sua se siamo poveri, perche’ voi formiche ci rubate il succo dolce!!”
la formichina si senti’ offesa e subito rispose “ma come ti permetti..” quando l’afide la interruppe:
“cara amica, forse non lo sai e tu vuoi solo aiutarci. ma devi sapere che noi non avremmo bisogno del vostro ‘aiuto’ se la smetteste di vivere sulle nostre spalle!
cinque secoli fa voi formiche avete iniziato a depredarci, ‘colonialismo’ lo avete chiamato, e venti anni fa, dopo che avevamo strappato con la forza l’indipendenza, ci avete indebitato, e ora lavoriamo per pagare quel debito.
inoltre avete costruito un sistema per cui ci dividete tra noi afidi, e usate alcuni di noi per bastonare tutti gli altri. se uno vuole venire da voi, avete posto un sacco di impedimenti, cosi’ mentre suda per tirarsi fuori dalla merda, lavora per voi a buon mercato. e siccome sono in pochi quelli che ce la fanno, tutti gli altri continuano a lavorare per voi a buon mercato.. e il sistema va avanti, e voi che siete ai vertici ne traete il massimo vantaggio!”
la formichina si senti’ dapprima offesa e indispettita. poi si calmo’ un attimo e cerco’ di capire il discorso dell’afide. quindi rispose:
“ma io sono qui per aiutarvi! vi aiuto.. a svilupparvi!”
e l’afide:
“ho capito che lo fai col cuore, e ti ripeto che non sono arrabbiato con te, perche’ tu sola ci vuoi bene veramente.
sono arrabbiato con l’ipocrisia del sistema. volete ‘svilupparci’? bene, smettetela di depredarci!
noo.. voi volete donare al povero per sentirvi grandi. e non sarebbe soddisfacente se non fosse povero! volete tenerci in schiavitu’ e poi sentirvi generosi mentre ci aiutate!
volete aiutarci? bene, dateci quello che avete!
tu sei qui per aiutarci e quello che otterrai e’ farci salire un po’ piu’ su lungo la piramide.
ma finche’ non si cambia FORMA alla piramide, essa avra’ sempre una base, e se non saremo noi sara’ qualcun altro a fare il lavoro sporco per noi!”
La pena della cicala
(lavoro, non-lavoro, le pieghe del sistema)
Quando la cicala inizio’ a lavorare, senti’ una gran pena dentro di se’.
Sentiva che le giornate, le settimane scorrevano velocissime, e non viveva piu’ il tempo come prima.
Prima sentiva ogni minuto che passava, e faceva un sacco di cose, e ne imparava di nuove, conosceva un sacco di gente, e diventava ogni giorno piu’ esperta e piu’ saggia. Eppure non le mancava niente: ne’ da mangiare, ne’ da dormire.
Ora non possedeva piu’ il suo tempo. Il lavoro era noioso e la vita non la riempiva piu’ di gioia, come un tempo.
Prima, quando non lavorava, si chiedeva come potessero gli altri affannarsi tanto, e non prendersi qualche pausa ogni tanto.
Si sentiva anche un po’ in colpa perche’ non stava facendo niente, e qualcun altro stava lavorando per produrre il cibo che lei avrebbe mangiato.
Ora pero’ sentiva che la vita, la gioia, l’energia, stavano su tutta un’altra strada.
Sapete come aveva sopravvissuto la cicala, dopo che la formica le aveva risposto picche?
Aveva notato che dal formicaio buttavano un sacco di cibo ancora buono. Si era avvicinata e aveva mangiato fino a sazieta’.
Ora la sua pena era: in un sistema che produce fino al superfluo, che spreca l’inverosimile, in cui si puo’ vivere senza lavorare, valeva proprio la pena di lavorare?
Se la gioia e la vita stavano altrove, valeva la pena di dedicare la vita alla produzione?!
Valeva la pena di aderire al sistema con le sue leggi di produzione e guadagno, quando COMUNQUE se ne poteva sopravvivere al di fuori, e il sistema avrebbe COMUNQUE prodotto, extra-prodotto, buttato, sprecato un sacco di cose?
Non sarebbe stato piu’ semplice infilarsi nelle pieghe del sistema?
Il sistema riesce a produrre case e poi lasciarle vuote per 20 anni, riesce a produrre cibo e poi gettarlo ancora confezionato, riesce a costruire macchine e farci viaggiare una persona sola.
E poi ti mette al lavoro per due spiccioli.
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Gli altri post della stessa serie sulla Cicala e la Formica:
https://piccoloverdeelfo.wordpress.com/2008/10/18/la-cicala-e-la-formica/
https://piccoloverdeelfo.wordpress.com/2008/10/19/la-cicala-e-la-formica-20/
https://piccoloverdeelfo.wordpress.com/2008/10/22/la-cicala-e-la-formica-30/
https://piccoloverdeelfo.wordpress.com/2008/10/28/la-cicala-o-la-formica-40/