come ulisse..

(alias, “breve apologia del viaggio”)

ciao a tutti e a tutte!

scusate se non mi sono fatto vivo! non sono neanche riuscito a rispondere alle accuse di parassitismo di erica perche’.. ero troppo impegnato a cercare lavoro 😀 😀 😀 !!
vedi erica, all’atto pratico in qualche modo stiamo dicendo le stesse cose, cioe’ io sto facendo cosi’: finche’ i soldi ci sono si viaggia, ora che stanno finendo si cerca lavoro. poi si cerca di sopravvivere come si puo’. e ti assicuro che mangiare fagioli in scatola non e’ divertente, ma se devo fare una divisione e al numeratore ci sono 300 euro, cosa ci devo mettere al denominatore? io provo a metterci 3-5 euro, cosi’ il risultato finale e’ che ho autonomia per 3 settimane.. (perche’ qualche spesa nel frattempo c’e’ SEMPRE) (dicevi che mangiare fuori costa di piu’.. a me costa 3-5 euro al giorno.. in svezia! chiaro che avere una dispensa ti fa risparmiare ancora di piu’, ma non posso portarmi chili di riso e legumi secchi sulle spalle, ne’ tantomeno il camping gas per cucinarli..)
cos’altro dovrei fare? il lavoro lo sto gia’ cercando! MA – e qui iniziano le divergenze – per me il lavoro non e’ un dovere, non e’ un fine in se’, bensi’ un mezzo, una cosa che serve SOLO a procurarsi dei soldi, e anche sti soldi non sono un fine in se’, ma il mezzo per il cibo o per altre cose di immediata necessita’.

per me il viaggio e’ un valore, una cosa a parte, non e’ semplice spostamento o turismo. e’ quello che aggiunge sapore alla vita, quello che mi fa scoprire le cose, che mi sta facendo molto piu’ da scuola rispetto a 3 anni di universita’, quello che mi sta curando dai miei problemi, che mi ha tirato fuori da un brutto stato d’animo e che ora mi porta ancora piu’ su, quello che mi da’ speranza, e mi fa capire come si possono fare le cose, che rompe la campana di vetro in cui tutti noi cresciamo, che mi fa vedere altre cose e altri mondi, che mi fa conoscere persone e imparare tanto da loro..
il viaggio e’ energia vitale!

mi ha rapito, mi ha conquistato, ti apre la mente come poche cose al mondo. e io ADORO tutto questo!

cambiare il mondo? egoismo? quello che sento e’ che facendo cosi’ divento piu’ capace, e sicuramente sono piu’ in grado di cambiare le cose di quanto non lo fossi prima.
si impara a guardare, si impara la cultura, i comportamenti umani, la varieta’ del mondo, si relativizza il posto dove si e’ nati, si impara a guardarlo con occhi esterni, illuminato da una cultura nuova e si vede “cio’ che manca, e cio’ che c’e'”.. come puo’ tutto questo non essere importante per l’impegno sociale?

e’ la cultura del viaggio. e cultura e’ anche accettare chi viaggia.
in bosnia mi hanno detto che secondo la mentalita’ comune quando finisci gli studi devi spendere tutti i tuoi sforzi per costruirti la casa, e che stai sprecando il tuo tempo se non lo fai.
nei popoli di origine anglosassone e scandinava e’ LA NORMA, finite le superiori, girare il mondo per un anno e poi iscriversi all’universita’.
in occidente c’e’ il feticcio del lavoro, dei soldi, della carriera, della famiglia e degli acquisti.
fossimo nati in una tribu’ nomade, o tra i cosiddetti “zingari” sarebbe del tutto normale spostarsi da un posto all’altro, vivere una vita diversa dalla nostra, arrangiarsi e avere valori diversi dai nostri, e anche molti meno oggetti.
sono tutte culture diverse, e stanno tutte sotto lo stesso cielo. hanno tutte dignita’? ci sono culture superiori e culture inferiori? il feticismo del lavoro deve assolutamente prevalere su tutto?

cosa si vive a fare? “che vale al pastor la sua vita” si chiedeva leopardi? arrivi [e’ un TU generico] alla pensione e guardi al passato, a come ti sei fatto il culo per costruirti e hai passato gli anni migliori ad avvitare bulloni o mandare fax, che hai vissuto a fare?
hai vissuto per lavorare, o il lavoro ti serve per vivere?
quali sono le gioie in questo mondo? cosa puo’ rendere la nostra esistenza piu’ gradevole?
che ci facciamo in questo mondo? chi ci ha messo qui? e dopo che ci ritroviamo qui, cosa dobbiamo fare?
il “sistema” ha una risposta a tutto questo, ed e’ lavora, fatti una carriera, una famiglia, poi spendi, compra, lascia ai figli e muori in santa pace.
io sono qui per scoprire cosa c’e’ di diverso rispetto a tutto cio’, perche’ se lo devo seguire mi sento in gabbia.
e vi assicuro che sto scoprendo moooolto. noi siamo solo UNA delle possibili risposte al “dilemma esistenziale”, solo UNO dei tanti possibili modelli di vita, UNA delle innumerevoli e possibili culture.

“se non questa, cosa?” non saro’ io a dirlo! che ognuno la trovi da se’, perche’ ognuno e’ differente e ha il diritto a mettersi nella vita che piu’ si attacca al suo corpo. l’importante e’ sapere che QUALCOS’ALTRO C’E’, e mettersi alla ricerca..

fatti non foste per viver come bruti..

– “ulisse, vai a lavorare! all’inferno devi finire!”

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3 commentiLascia un commento

  1. Ovviamente Attilio mi ha anticipato.
    Alla condivisibile affermazione che il lavoro non è un fine ma un mezzo aggiungerei anche che un lavoro fatto senza passione e/o non adeguatamente riconosciuto (leggi per es. malpagato*) quasi sicuramente non è svolto al meglio. Si ripropone lo stesso problema del denaro: la sua esistenza come mezzo di scambio dipende dall’uomo (attenzione a non invertire il rapporto di causalità!) così come il lavoro esiste per il semplice fatto che dalla notte dei tempi se vuoi alimentarti vestirti ripararti dalle intemperie devi faticare (in latino appunto laborare) un po’. E questa è la visione puramente “materialistica”. In sintesi il lavoro c’è perché c’è l’uomo. Quindi se l’uomo non c’è più perché è stato annientato dai meccanismi* che regolano il suo mestiere significa che quei meccanismi sono sbagliati.

    *leggi: le “famiglie che non arrivano alla fine del mese pur ammazzandosi di lavoro” come ha scritto Erica e come recitano molti mezzi di informazione. Storture macroscopiche di un mercato del lavoro del genere:
    a. non tutte le professioni assolvono alla funzione già enunciata di garantire i bisogni dell’uomo e come se non bastasse
    b. alcune contribuiscono direttamente a rendere deteriore la vita del lavoratore (lavori usuranti, mobbing, ecc.)

    Per la verità il lavoro ha altri ruoli (biologico, sociale) -e non mi dilungo- che possono essere in parte (o persino totalmente come ci insegnano alcune testimonianze viventi) vicariati da altre attività.

  2. ti voglio bene amico mio…..continua a star bene..a fare ciò ke ti fa star bene!!!io sn sempre qui….sai qnto mi piace ritrivarti dopo mesi e ascoltare le tue avventure!ciaux

  3. Attilio sei proprio grande, per fortuna esisti, il mondo ha bisogno di te!


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